Approfondimento punti programmatici: 4. Primato del diritto nazionale su quello comunitario.

16 Ottobre 2016 | alternativa per l'italia | di Luigi Pecchioli | 0 Commenti
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Questo punto è fondamentale.

Quando si parla di diritto nazionale si intende non qualsiasi norma interna, ma quelle costituzionali e di diretta applicazione di diritti costituzionalmente garantiti. La nostra Costituzione è sicuramente superiore come qualità e regolazione degli interessi contrapposti ai Trattati europei, per cui, come accade in Germania, le norme europee devono comunque essere sottoposte al vaglio per vedere se possano contrastare con i nostri principi fondanti. Il principio di superiorità od anche esteriorità delle fonti comunitarie, che permette semplicemente al Giudice di “ignorare” il diritto interno se in contraddizione o contrasto con la norma comunitaria deve essere abbandonato, ritornando al principio della “coerenza” e compatibilità con i principi costituzionali della direttiva e delle norme di diretta applicazione di questi.

Il primato del diritto nazionale non significa quindi alcun recepimento di regolamentazioni ultra-statuali che siano una migliore e più puntuale applicazione di principi di tutela, come è accaduto ad esempio in tema di clausole abusive a tutela dei consumatori, dove la normativa europea ha imposto una serie di regole sicuramente migliorative della situazione precedente italiana. Significa solo che il rispetto del sistema globale socio-economico delineato dalla Carta deve essere il parametro di valutazione di qualsiasi normativa, interna ed esterna allo Stato, senza eccezioni. Solo così si può coerentemente perseguire il piano di sviluppo che la Costituzione tratteggia e che impone come compito allo Stato ex art. 3 comma II Cost.: qualsiasi deviazione, qualsiasi arretramento deve essere rifiutato, nell’interesse dei cittadini e della società nel suo complesso.

Dobbiamo essere orgogliosi dei principi costituzionali così come delineati che sono il frutto di una sintesi compiuta da Costituenti che avevano, pur partendo da posizioni anche opposte, un medesimo fine: lo sviluppo dell’Italia ed il benessere dei suoi cittadini. Sacrificare tutto questo per norme che ripropongono un liberismo considerato già vecchio e sorpassato nel 1948 sarebbe un arretramento culturale ed una rinuncia ad un modello che è stato di esempio al mondo (la sanità e l’istruzione pubblica sono stati in passato oggetto di studio ed ammirazione da parte dei Paesi anglosassoni, quelli ora posti sciaguratamente a modello dal Ministro dell’Istruzione Giannini…) e che dobbiamo difendere.

Se vogliamo, possiamo tornare ad essere un modello di sviluppo armonico ed equilibrato, avendo tutti gli strumenti per farlo: basta recuperare la nostra sovranità e rimettere nel giusto ordine di importanza le norme che devono regolare la nostra società.



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