La vera contraddizione interna del Partito Democratico

17 Ottobre 2016 | politica | di Giorgio Corona | 3 Commenti
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È nota la battaglia che si sta svolgendo all’interno del Partito Democratico in queste settimane che precedono il voto sulla riforma della Costituzione. All’interno del P.D. la minoranza (sostenuta da Bersani e anche da figure storiche ormai esterne al partito, come D’Alema) è in contrasto con la linea della maggioranza del partito, che vuole riformare la Costituzione. La minoranza per il no parrebbe essere una presenza contraddittoria rispetto alla maggioranza che vuole riformare la Costituzione; ma quale delle due parti rappresenta i valori del partito? E chi può dirlo?!, si potrebbe affermare, perché la linfa della politica sono proprio il dibattito e il dialogo. Invece, in questo caso c’è un documento molto interessante che consente di stabilire chi fra le due parti è maggiormente coerente con la linea del partito: si tratta del Manifesto dei Valori del Partito Democratico (link: https://s3.amazonaws.com/PDS3/allegati/Manifestodeivalori44883_1.pdf).

Questo manifesto del 2008 è molto chiaro sugli intenti del partito e sul rapporto che il partito ha con la Costituzione italiana. Tanta è la chiarezza del manifesto, quanto la contraddizione di alcune politiche della maggioranza appare lapalissiana.

Il primo esempio di incoerenza è rintracciato nel primo paragrafo del Manifesto, nel quale si può leggere questo:

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Dove sta la contraddizione? Anzitutto il tentativo di rispondere alla più alta disoccupazione italiana dalla nascita della Repubblica e che si sintetizza nelle due parole sloganistiche inglesi – la lingua della pubblicità -: Jobs Act. Una riforma del lavoro dove i diritti sono completamente scomparsi, incrementando la paura del futuro e perpetrando quello scandalo delle Vite rinviate denunciato da Luciano Gallino. In secondo luogo, il fatto che ancora in questi giorni il governo non abbia altro da promettere nella legge di stabilità, per garantire occupazione giovanile, che stage sottopagati: ma il lavoro precario è un rinviare la vita continuamente a un futuro che non arriverà mai. In terzo luogo, per agevolare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, occorrerebbe mettere mano alle pensioni, in maniera tale da abolire quell’abominio che è stata la legge Fornero. Anche in questo caso, a parte le solite promesse, la linea della maggioranza è chiara: mantenere il sistema pensionistico attuale. Dunque, il Partito Democratico avrebbe come intento morale quello di favorire i giovani, ma di fatto li relega a essere una generazione completamente perduta senza fare una politica seria di creazione di occupazione, venendo meno al primo articolo della Costituzione: L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.

In verità, il Partito Democratico risponde a una ideologia superiore, cioè ai trattati europei neoliberisti che vedono la disoccupazione funzionale al mercato del lavoro; funzionale ad abbassare il costo del lavoro, i diritti e aumentare le disuguaglianze sociali. D’altronde, come celare questa ideologia, quando di recente proprio di questo si sono vantati?

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Allora, il Partito Democratico si configura come il partito delle contraddizioni, perché da una parte si propone come portavoce delle istanze dei giovani – proprio quei ventenni del 2008 che sono trentenni senza opportunità nel 2016 – dall’altra come attuatore delle politiche neoliberiste europee. E non stupisce questo, perché il cortocircuito è proprio interno al manifesto medesimo che è un’accozzaglia di intenti. Infatti, come si legge il Partito Democratico è per l’integrazione politica dell’Europa.

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Eppure, allo stesso tempo, è per la salvaguardia della Costituzione, che non è a favore della cessione della sovranità e che è considerata nel Manifesto come qualcosa di molto importante, quasi sacro per l’identità politica e sociale del popolo italiano.

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Certamente, se vincerà il sì, questa contraddizione verrà meno, perché la riforma costituzionale prevede la cessione della sovranità completa all’Unione Europea e la nostra Costituzione non sarà altro che un lontano ricordo.

L’elenco degli esempi che mostrano quanto la maggioranza del Partito Democratico sia contraddittoria con la propria carta dei valori sarebbe lungo, ma occorre aggiungerne uno fondamentale. Ecco cosa recita il Manifesto ancora sull’importanza della Costituzione:

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La Costituzione non si può cambiare a colpi di maggioranza secondo il Manifesto, eppure è quello che propongono di fare, aggravando l’operazione, poiché si tratta di un governo illegittimo causa incostituzionalità del Porcellum. Infine, ecco che emerge che la riforma va fatta in maniera coerente con la carta del 1948, che di fatto, invece, uscirebbe completamente distrutta dalla vittoria del sì e da quel pediscritto e stupro della Costituzione che è questa riforma renziana.

Insomma, sono molti i passaggi che fanno vedere che la maggioranza del Partito Democratico sta infrangendo alcuni propri valori fondamentali, mentre la minoranza sembra tenere maggiormente botta sulla linea dei valori morali. Ma ciò che emerge alla lettura del Manifesto è anche quanto lo stesso documento sia contraddittorio, generando una governance completamente allo sbando sul terreno delle istanze italiane, tuttavia per nulla spersa nella nebbia e nei marosi quando si tratta dei poteri forti e dell’Europa. Delle due l’una, o il Partito Democratico va dallo psicoanalista e si fa passare il complesso della serva schizofrenica a furia di analisi, oppure possono modificare il manifesto e chiamarlo La trasvalutazione dei valori morali del Partito Democratico: etica e metodologia per la distruzione dello Stato italiano.



3 comments on “La vera contraddizione interna del Partito Democratico”

  1. Vincenzo Alfano

    Buon Lavoro e Auguri con il nuovo sito

  2. Pasquale Vaccaro

    In bocca al lupo.

  3. max Zanoni

    vogliono cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza?
    magari!
    Il punto è che si tratta di una minoranza, spesso composta da follower, che si erige maggioranza sulla base di una legge incostituzionale e ora vuole ‘stuprare la costituzione’ per rendere tale usurpazione al di sopra delle parti.

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