Il REFERENDUM (QUASI) SOTTO L’ALBERO (di Lorenzo Puccinelli Sannini)

21 Ottobre 2016 | Senza categoria | di Caterina Betti | 0 Commenti
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Dovevamo votare ai primi di ottobre, poi i promotori del referendum costituzionale, per prudenza, hanno preferito rimandare al 4 di dicembre: più tempo a disposizione per organizzare, utilizzando tutti i potenti mezzi dello Stato, la campagna a sostegno del SI. Già in estate, evidentemente, i fautori del NO mettevano paura.

Non c’è del resto da meravigliarsi che si debba temere la bocciatura del quesito, o meglio, dei quesiti, in quanto dovremo esprimere un unico voto su ben tre materie disomogenee in violazione dell’articolo 48 della Costituzione; infatti, già nel 1994 Giuseppe Dossetti ebbe a scrivere: Si tratta di impedire a una maggioranza , che non ha ricevuto alcun mandato al riguardo, di mutare la Costituzione: si arrogherebbe un compito che solo una nuova Assemblea costituente, programmaticamente eletta per questo e a sistema proporzionale, potrebbe assolvere come veramente rappresentativa di tutto il popolo. Altrimenti sarebbe un autentico colpo di Stato. (da: “Perché NO” di Marco Travaglio e Silvia Truzzi )

Più recentemente Paolo (non Romano) Prodi ha definito questa riforma, in un’intervista rilasciata al “Fatto Quotidiano” il 30 giugno di quest’anno: Un bitorzolo che cresce sulla Costituzione.

Indubbiamente questo referendum confermativo, sta suscitando un interesse e di conseguenza una polemica che travalica la stessa materia del contendere. Si tende ad uscire spesso dal contesto squisitamente istituzionale per entrare in quelli sociali, economici ed addirittura riguardanti i futuri assetti di governo del Paese: repubblica democratica o dittatura mascherata ?

La colpa è anche e sopra tutto dell’attuale Presidente del Consiglio con la sua dichiarazione di dimissioni qualora la riforma non venisse confermata; anche se poi, accorgendosi dell’errore compiuto nel tentativo di trasformare un referendum in un plebiscito, si è affrettato a fare marcia indietro.

Dato che sul quesito referendario in questi ultimi tempi si è scritto e detto di tutto e di più, non intendo annoiare i lettori ripetendo pedissequamente gli aspetti di questa improponibile riforma, aspetti che presumo ormai tutti conoscano a memoria.

Mi limiterò quindi in questa sede, ad esprimere alcune considerazioni di fondo che ritengo dovrebbero essere tenute presenti da tutti prima dell’ingresso in cabina elettorale.

Innanzi tutto ricordiamoci che la Corte Costituzionale, con sentenza n. 1/2014, ha definito la legge elettorale Calderoli, chiamata volgarmente “Porcellum”, come incostituzionale. Dato che l’attuale parlamento e di conseguenza l’attuale esecutivo sono stati eletti tramite una legge elettorale incostituzionale, i medesimi risultano del tutto illegittimi ed illegittime risultano tutte le leggi da essi promulgate, a maggior ragione le modifiche della Costituzione.

Ma non è vero, dicono in molti; esiste un principio definito “principio di continuità dello Stato” che permette alle Camere di governare comunque. Vero, ma esaminiamola bene questa norma: dice che si può continuare a governare per tre mesi, lasso di tempo in cui il parlamento deve approvare un’altra legge elettorale, stavolta costituzionalmente valida, ed indire nuove elezioni, oppure concede la possibilità alle camere di essere riconvocate per la conversione in legge di decreti legge, sempre entro un periodo massimo di tre mesi. Questo non è stato fatto, questo governo risulta in carica da più di due anni e da più di due anni le camere legiferano tranquillamente.

Ma come mai allora la Corte Costituzionale, vedendo che le sue decisioni venivano apertamente trasgredite, non ha messo agli arresti tutti i parlamentari ed i membri del governo ? Penso che la risposta ve la potrete dare facilmente da soli !

In secondo luogo, entrando per un attimo nel merito della riforma, vorrei confutare le tre asserzioni più frequentemente avanzate dai fautori del SI, forse perché più facilmente comprensibili anche da chi non si è mai occupato di politica, e cioè il risparmio, la più facile e veloce approvazione delle leggi ed il fatto che i senatori, contemporaneamente anche sindaci o consiglieri regionali, non riceveranno ulteriori emolumenti per il doppio incarico.

Il risparmio risulta del tutto insignificante, malgrado l’affermazione del Presidente del Consiglio: <<Siamo alla grande svolta sul Senato che, insieme all’abolizione delle Province, farà risparmiare 1 miliardo l’anno>>. I dati ufficiali ci dicono che l’eliminazione di 215 senatori consentirà di risparmiare 48 milioni di euro (pari all’8,8% del bilancio annuo del Senato che ammonta ad un totale di 540 milioni). (stessa fonte). Forse si sarebbe potuto parlare un po’ più seriamente di risparmio se fosse stata abolita l’intera struttura del Senato che invece rimane tale e quale.

Le leggi poi, non saranno affatto approvate più facilmente e più rapidamente. Infatti: la riforma non abolisce il ping-pong tra i due rami del Parlamento…….sono ben 22 le categorie di norme che restano bicamerali, con procedure di approvazione diverse a seconda della materia che trattano. (stessa fonte). Del resto, anche prima, quando si voleva far presto lo si faceva. La famigerata “legge Fornero” venne approvata in soli 16 giorni.

Per quanto riguarda la mancata doppia retribuzione dei senatori, questa viene ampiamente e vantaggiosamente sostituita dal “regalo” dell’immunità parlamentare. Siamo proprio sicuri che ambiranno particolarmente al doppio incarico i sindaci ed i consiglieri che potranno vantare una coscienza pulita ?

Ma veniamo ora al nocciolo della questione. Grazie all’azione combinata della riforma costituzionale e della nuova legge elettorale (l’Italicum), il Presidente del Consiglio riceverà uno strapotere praticamente incontrastabile. “Potrà scegliersi il presidente della Repubblica che più gli aggrada, ma anche i membri della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura di nomina parlamentare , i componenti delle Autorità cosi dette indipendenti, nonché l’amministratore delegato e il Consiglio di amministrazione della Rai. E, naturalmente, cambiare la Costituzione a suo piacimento ogni volta che vorrà. Si crea così un premierato assoluto, incompatibile con la Repubblica parlamentare prevista dalla Prima parte della Costituzione che Renzi & C. dicono di non voler cambiare”. (stessa fonte)

Peccato però che questa Prima parte sia già stata cambiata con l’accettazione da parte dell’esecutivo e del parlamento dei trattati che ci sono stati imposti dall’Unione Europea ed è stato sovvertito proprio l’articolo n. 1 quello che stabilisce, fra l’altro, che “la sovranità appartiene al popolo”.

Afferma l’avvocato Marco Mori del movimento “Alternativa per l’Italia”: L’Italia assumerà l’obbligo definitivo di assoggettarsi alle norme dell’UE, la nostra sovranità sarà definitivamente abdicata, questo è per definizione il vero e principale scopo della “deforma”. Questa ha un mandante, JP Morgan e la grande Finanza. Ha un padre, Giorgio Napolitano. Infine ha un esecutore materiale, il Governo. Questi sono i nemici della nostra Patria”.

L’ultima considerazione che vorrei fare riguarda la “paura” che, magari in maniera subdola, il governo cerca di instillare nell’animo degli elettori. Quelle voci che sussurrano: “Attenti perché se dovesse vincere il NO e Renzi dovesse cadere, il Paese piomberebbe nel caos !”

Ragioniamo per favore. Se vincerà il NO l’assetto parlamentare rimarrà tale e quale e quindi sì, saremo nel caos, ma in quello odierno che siamo ormai abituati a sopportare quotidianamente. Se poi il governo Renzi dovesse cadere prima della sua fisiologica scadenza del 2018 per quale ragione dovrebbe scatenarsi l’apocalisse ? Il nostro buon Presidente della Repubblica potrebbe indire nuove elezioni o, più probabilmente, consigliato dal suo collega “emerito”, estrarrebbe dal cilindro un nuovo Letta od un nuovo Monti per istituire un ennesimo “governo tecnico” di quelli che fanno tanto bene all’Italia. Quale che fosse la scelta del Capo dello Stato arriveremmo comunque tranquillamente al 2018.

Concludendo quindi, sarà interessante vedere se il regalo di Natale lo farà Renzi agli italiani assicurando loro, con la vittoria dei SI, un lungo periodo di tranquillo regime totalitario, o se, viceversa, saranno gli elettori ad inviargli una bella scheda infiocchettata con su scritto NO, ricordandogli che, in modo particolare se si tratta di modifiche costituzionali, spetta al Parlamento scrivere gli articoli di legge e non all’esecutivo che le leggi le dovrebbe solo applicare.

In attesa che si realizzi questa seconda ipotesi diamoci tutti da fare, su Internet, sulle televisioni, sui giornali, nelle piazze per sostenere le ragioni del NO, ma anche ed in proiezione futura sopra tutto, per far conoscere il movimento politico “Alternativa per l’Italia” che solo, in questo sciagurato

panorama politico italiano, quando un giorno torneremo a votare, potrà e vorrà lottare per sfilare dal collo del nostro Paese il cappio soffocante dell’euro e per restituire agli italiani la loro sovranità.



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