Il disegno di legge di ALI sull’immigrazione presentato il 20/10 al Senato

24 Ottobre 2016 | alternativa per l'italia , Senza categoria | di Luigi Pecchioli | 15 Commenti
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Ecco il testo del DDL De Pin, elaborato all’interno di Alternativa per l’Italia, sul controllo dei flussi migratori ed un’efficace gestione del migrante economico e del rifugiato. Il testo, presentato al Senato il 20 ottobre, ha avuto apprezzamenti ed ha suscitato interesse negli intervenuti. Speriamo che venga diffuso tra i senatori e che sia la base per una discussione seria sul problema dell’immigrazione, molto sentito dalla popolazione e finora risolto in maniera inefficiente e clientelare. Naturalmente non è un testo completo, né definitivo, ma una base per un’ulteriore elaborazione.

Buona lettura.

 

Disegno di Legge

Art. 1

(Costituzione di Uffici per l’Immigrazione – UPI)

Il nostro Paese mediante accordi internazionali, provvederà alla costituzione in Libia, Nigeria, Eritrea, di Uffici per l’Immigrazione (di seguito denominati UPI) da affiancare a Consolati e Ambasciate già esistenti. Gli UPI saranno gestiti dal Ministero degli Esteri. Il Ministero degli Esteri, di concerto con il Ministero della Sanità, stabilirà per ogni UPI, quando personale medico e paramedico dovrà operare nella struttura.

  1. La persona che intende immigrare in Italia dovrà obbligatoriamente presentarsi presso l’ufficio UPI del suo Paese e presentare domanda di soggiorno a scopo lavorativo. Gli UPI dovranno essere in possesso di elenchi di disponibilità di lavoro che le imprese dovranno presentare mensilmente al Ministero del lavoro e da questi trasmesso in via telematica e sempre aggiornati. Le imprese presenteranno queste disponibilità su base volontaria e sempre che non si sia trovato un lavoratore cittadino italiano disposto a ricoprire quel ruolo.
  2. Nel caso in cui lo straniero accetti uno dei posti messi a disposizione otterrà immediatamente un pre-contratto, soggiornerà presso una struttura UPI per un rapido corso di italiano e di educazione civica, per evitare shock culturali; al termine se risulterà idoneo, partirà per l’Italia (i voli potrebbero essere concordati con compagnie italiane che riceveranno sconti fiscali). Giunto nel nostro Paese riceverà un permesso di transito nel territorio valevole 3 giorni che gli permetterà di prendere gratuitamente trasporti pubblici, soggiornare in pensioni ed avere pasti gratis in strutture convenzionate, previa presentazione del permesso, al fine di raggiungere il luogo di lavoro.
  3. Entro i tre giorni lo straniero dovrà presentarsi al datore di lavoro per la stipula del contratto di lavoro. Tale contratto dovrà essere inviato dal datore di lavoro all’Ispettorato competente per la registrazione. Il lavoratore avrà diritto subito ad una mensilità del salario per poter provvedere all’affitto di un alloggio ed al suo mantenimento. Se entro un mese il nuovo assunto si dimostra inidoneo al lavoro o terrà un comportamento inadeguato, il datore di lavoro comunica all’Ispettorato, motivandolo, il suo licenziamento. In questo caso lo straniero sarà espulso e riportato nel luogo di partenza.
  4. In caso in cui lo straniero non si presenti entro 3 giorni al datore di lavoro egli sarà considerato clandestino e potrà essere arrestato ed espulso senza ricorso all’Autorità Giudiziaria. L’espulsione sarà segnalata al Ministero e a tutti gli UPI. Lo straniero con permesso di transito scaduto non potrà usufruire di alcun servizio, tranne il pronto soccorso sanitario e non potrà essere assunto da altri soggetti.
  5. Lo straniero che fugge da situazioni di guerra o disordini gravi potrà effettuare all’UPI a lui più vicino domanda di asilo. In questo caso, durate il periodo di controllo della domanda avrà diritto ai pasti e all’alloggio in una struttura dell’UPI in loco. Dopo l’accertamento dello status di rifugiato, se egli intenda recarsi in Italia stabilmente, sarà fornito di biglietto aereo per il nostro Paese e di una attestazione da presentare per essere sostenuto a spese dello Stato e per poter usufruire di corsi di formazione professionale e culturale. Al termine dei corsi di formazione il rifugiato cesserà di essere sostenuto, ma avrà priorità pari al cittadino italiano per l’assunzione privata o pubblica e per l’assegnazione di alloggi popolari. Lo status di rifugiato è comunque temporaneo, finché dura la situazione di emergenza nel Paese di provenienza ed è soggetto ad un numero massimo di domande accoglibili, determinato dalla situazione economica.
  6. Lo straniero che tenterà di entrare in Italia via mare, se intercettato, sarà trasferito in un Centro di Raccolta Profughi (CRP) in Marocco o in Tunisia, gestito in collaborazione con il Paese ospitante, dove sarà tenuto fino all’identificazione. Se avesse diritto all’asilo e se richiede espressamente di rifugiarsi in Italia e, vi siano ancora domande accoglibili, sarà trasferito in un UPI e avrà il trattamento previsto per i rifugiati. Se risulterà un migrante economico, o comunque non avente diritto a rifugio, sarà riaccompagnato fuori dal centro ed espulso
  7. Lo straniero che senza passare per un UPI sbarchi o comunque arrivi nel nostro Paese clandestinamente, dovrà essere fermato ed identificato e dovrà provare con documenti o con informazioni immediatamente verificabili la sua provenienza da altri Paesi in guerra o con gravi disordini entro 15 giorni dal fermo. Se risulta proveniente da altri Paesi o comunque non può provare il proprio status di rifugiato nei termini sarà immediatamente espulso e tramite nave, aerei militari riportato nel Paese da dove è partito o, se non possibile, ad esso limitrofo, o se richiesto o ritenuto preferibile in un CRP per l’identificazione e per il controllo. Nel caso venga ritrovato sul nostro territorio senza autorizzazione sarà arrestato per il reato di violazione di ordine di espulsione ed imprigionato. Se, invece, risulterà o proverà di essere proveniente da Paesi in guerra o con gravi disordini avrà lo stesso trattamento riservato ai rifugiati, con i termini e le limitazioni sopra previste.

Art. 2

(Copertura finanziaria)

  1. All’onere derivante dall’attuazione delle disposizioni di cui alla presente legge, nel limite massimo di 8.000.000 di euro per ciascun anno del triennio 2016-2018, si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2016-2018, nell’ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2016, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero.
  2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.




15 comments on “Il disegno di legge di ALI sull’immigrazione presentato il 20/10 al Senato”

  1. Marco Antonicelli

    Letto un po’ in corsa ma mi pare una buona proposta di legge, senza troppi cavilli e sopratutto comprensibile.

  2. Renato Massa

    Mi pare una buona proposta. Forse è riduttivo pensare a uffici UPI solo per Libia, Eritrea ed Etiopia. Comunque un buon inizio.

  3. Ruadi Mario Bulgarino

    1) -Credo fermamente che questa via sia l’unica soluzione possibile in quanto filtra all’esterno del paese situazioni di illegalita’ o semplicemente non aventi diritto all’immigrazione.
    2) – solo collocando in un posto di lavoro il migrante, si puo’ credere di offrire una reale speranza di integrazione .
    Abbiamo abbondanti prove di come clandestini abbandonati a se stessi , senza un programma riabilitativo o di inserimento nel mondo del lavoro finiscano nelle fila dello sfruttamento di attivita’ criminose o alla meglio di caporalato , innescando sentimenti di odio razziale per chi li sfrutta e infine per l’ europa , quindi facile preda anche di cellule terroristiche.
    3) – Infine solo la reale necessita’ di mano d’opera puo’ determinare un numero esatto di migranti da inserire .
    con un sistema cosi’ organizzato si eviterebbero sprechi e malumori nazionalistici popolari ,che giustamente in una situazione di grave crisi non puo’ vedersi passare in corsia preferenziale immigrati perlopiu’ clandestini .

    1. Luigi Pecchioli

      Esattamente, queste sono tutte le ragioni di questo piano. Complimenti!

  4. giovanni lucignanno

    non si parla del fatto che lo straniero accettato in Italia abbia gli stessi diritti e retribuzione degli italiani in modo da non usare il lavoratore straniero per ricattare il lavoratore italiano

  5. boni d

    Ottima legge, ma temo che interromperebbe il loro piano (cd Kalergi) quindi non lo voteranno.

  6. marco tessieri

    .. penso che lo straniero che ottenga il permesso di lavoro per venire in Italia e , ha a disposizione tre giorni di tempo dallo sbarco sul territorio italiano, anzichè presentarsi al suo posto di lavoro , entrerà in clandestinità per raggiungere altri paesi ,oppure farà i suoi comodi … Inoltre non è chiaro chi anticiperà la prima mensilità di lavoro per trovarsi un alloggio e mantenere se stesso in attesa del salario successivo.. Quello di allestire campi in territori stranieri per una prima “scrematura” dell’aspirante rifugiato mi sembra onerosa e di difficile attuazione.. Sarebbe meglio , secondo me, affermare che chiunque entra in Italia senza passare per i transiti convenzionali è illegale e immediatamente arrestato quindi espulso con condanna. Il richiedente asilo, il migrante a qualsiasi titolo , deve soggiornare , in attesa dell’affermazione della sua condizione, in qualche isola per tutto il tempo della pratica amministrativa. Invoco l’introduzione della cittadinanza per ius sanguinis.

  7. Lorenzo Puccinelli Sannini

    Io credo che questo potrebbe esser un buon disegno di legge se il fenomeno fosse agli inizi ed il numero degli sbarchi fosse limitato. Ma ormai assistiamo a 2000 arrivi al giorno che credo siano troppi per permettere un ordinato processo di identificazione e l’assegnazione o meno di ciascun profugo allo status di rifugiato. Penso quindi che, prima di adottare qualsiasi altro provvedimento, sarebbe necessario, tramite accordi internazionali stipulati con i paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, istituire in loco dei centri di raccolta e di identificazione ed impedire, tramite pattugliamento effettuato dalla nostra Marina Militare, la partenza delle imbarcazioni dalla costa settentrionale dell’Africa.
    Se queste migliaia di individui continueranno a metter piede sul suolo italiano, non riusciremo mai aver ragione del fenomeno, anche perché, arrivati in Italia, seguiteranno a cadere fra le mani di organizzazioni più o meno interessate.

    1. Luigi Pecchioli

      Infatti è quello che prevede la legge: centri di raccolta in Libia, Marocco ed altri posti di imbarco, per identificazione, ai quali vengono portati tutti quelli che provano a sbarcare in Italia, con la marina che fa da filtro. Nessuno viene identificato in Italia o deve recarsi in italia per nessun motivo.

  8. Ernesto Piana

    Il problema amici miei non è studiarne le rifiniture ma iniziare subito !!

  9. Francesco Bentivegna

    Per me questi centri di identificazione dovrebbero essere gestiti dalle Nazioni Unite. I fuggitivi dalle guerre non possono indicare il paese dove andare ma saranno destinati nelle nazioni dove sono disponibili posti. un centro di identificazione non è un agenzia turistica, se scappi dalla guerra vai dove vieni mandato (salvo eccezioni per ricongiungimenti). I migranti non devono essere mandati per forza in Europa ma tutte le nazioni devono partecipare stabilendo il numero che possono ricevere in base a spazi e possibilità lavorative. La vostra è una buona base di partenza ma secondo me c’è da lavorarci sopra!

  10. Sandro Pitassi

    Chi controlla le aziende che, manifestando il loro interesse, consentono il viaggio in aereo (gratis) all’immigrato?

  11. Sandro Pitassi

    Mi sembra una proposta buona se dovessimo gestire un afflusso di qualche centinaio/migliaio di persone all’anno…davanti ad esodi enormemente più rilevanti, onestamente, mi pare non molto idonea…

  12. Claudio Pisapia

    Caro Luigi, di seguito:
    Teniamo presente alcuni punti: dichiarazione dei diritti dell’uomo del ’48 sulla libera circolazione, la necessità di avere la certezze dei dati relativi a chi soggiorna o attraversa il Paese, l’allarme sociale che si è creato con la convinzione di un’invasione di migranti, le difficoltà economiche in cui versa oggi il Paese e i costi delle operazioni di salvataggio e gestione delle pratiche relative ai profughi che bisogna discernere dai cosiddetti migranti economici, differenza, appunto, tra migranti economici e profughi di guerra.

    Utilizzando ambasciate e consolati presenti nei vari Paesi (africani e asiatici), sia italiani che di Paesi UE (eventualmente da potenziare) , si identificano tutti coloro che ritengono di voler venire a lavorare in Italia, con obbligo di riconoscimento, impronte digitali ed eventuale caparra da lasciare in pegno (tipo 1.000 euro, a seconda del Paese di provenienza).
    Poiché il cosiddetto migrante economico in genere viaggia per raggiungere un amico, un parente o un conoscente, dovrà dichiarare esattamente dove soggiornerà ed essere comunque sempre rintracciabile.

    Si rilascia un visto di alcuni mesi (decidere quanti) con eventuale possibilità di estensione di altri mesi (decidere quanti e a quali condizioni).
    Il migrante arriva con visto e con un biglietto aereo regolare. Di conseguenza:
    – Lui: non si è dovuto indebitare per arrivare in Italia, non ha rischiato la vita nel mediterraneo
    – Noi: non abbiamo la sensazione dell’invasione, non abbiamo speso soldi per il pattugliamento del mediterraneo, non abbiamo centri di accoglienza (o ne abbiamo molti di meno) e meno sprechi di risorse, non dobbiamo intentare pratiche inutili per finti profughi con mesi di attese e costi inutili
    – Tutti: più dignità, meno costi, maggiore controllo

    Per le zone di guerra possono essere potenziati a tal scopo le ambasciate e consolati della zona geografica e a quel punto si sa più in fretta che stanno scappando da una guerra!

    Trovato il lavoro, se trovato – anche con l’impegno di enti preposti nel Paese -, si formalizza alle autorità competenti il contratto di lavoro e si rilascia il permesso di soggiorno in luogo del visto iniziale. Nel caso la persona non lo trovi deciderà di ritornare e riavrà l’eventuale caparra lasciata in custodia in ambasciata o consolato di partenza (il rientro sarà molto più una scelta naturale in quanto non ci saranno prestiti a mafie o parenti in ostaggio nel posto di provenienza).
    Non ci sono altre possibilità di arrivo. Mafie di migranti, tratte settecentesche di uomini, e schema scafisti a questo punto non hanno più ragione di esistere. Tutto diventa regolare.

    Vengono potenziati tutti gli strumenti di approccio al fenomeno dell’illegalità. Chi entra in maniera regolare ed è stato regolarmente individuato fin dall’inizio, se lascia il suo lavoro iniziale senza comunicazioni regolari alle autorità non potrà essere assunto da nessun altro datore di lavoro ed entrerà in clandestinità. Questa volta però nella perfetta conoscenza delle forze dell’ordine e quando arrestato dovrà essere coattivamente riportato al Paese di ingresso (senza la storia del foglio di via) con perdita di caparra (se l’avevamo prevista).

    Alla base bisognerebbe comprendere che in generale quando si emigra lo si fa per il sogno di una vita migliore che va al di la anche del lavoro, che ne è sicuramente una parte importante ma non l’unica.

    Quando si parte alla ricerca di una vita migliore si hanno tante speranze e se si affrontano viaggi come quelli attuali diventa probabilmente difficile ritornare indietro, cosa molto più alla portata, anche psicologica, se si potesse prendere un aereo e fare tutto in maniera regolare.

  13. V.Francesco

    Una Buona proposta . Bisogna mettere in evidenza cosa rischiano quelle imprese che in mala fede si mettono a disposizione . Controlli settimanali a sorpresa alle imprese che hanno in forza questi lavoratori . Sanzioni forti e ben chiare per le due parti se sono in malafede senza passare dai tribunali classici altrimenti rischiamo l’implosione e il peggiorare della situazione. Chi emigra ha il diritto di poterlo fare ma in modo legale e se questo può migliorare la vita a LUI e alla sua famiglia bene, ma deve essere consapevole che deve rispettare usi – costumi – religione del paese prescelto – rispettarne le leggi e farle sue – imparare nell’immediato la lingua e rispettare le regole di convivenza senza voler imporre le propie( come oggi avviene ) sia nelle mure domestiche che in pubblico ed eventuali figli devono frequentare le scuole ITALIANE nel pieno rispetto delle tradizioni e farne parte .Chi importa costumi o tradizioni lesive della persona o degli animali sia in forma religiosa o non religiosa va arrestato e tutti i componenti vanno immediatamente espulsi.
    Senza delle basi Forti e inflessibili tutto è vanificato e finisce come sempre TRITACARNE.

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